Le
risposte della Fondazione Piero Calamandrei
al questionario
della
Presidenza del Consiglio sulle linee-guida di una
riforma dell'editoria
Dipartimento
per l'informazione e l'editoria
Riforma
dell'Editoria
Premessa dello schema e
del questionario
Il
sistema normativo che regola l'intervento dello
Stato nel settore dell'editoria
e dei prodotti editoriali è caratterizzato
da una serie di provvedimenti legislativi
che traggono la loro origine dalla legge
sulla stampa n.47 del
1948.
L'intero sistema di sostegno tuttavia
risente ormai di un crescente distacco
con le nuove
realtà tecnologiche
e con il conseguente ingresso di nuovi
attori nel mondo editoriale.
L'esigenza di un progetto innovativo, in grado di affrontare
carenze e soluzioni obsolete, appare, pertanto, forte
e improcrastinabile.
Per questo, il Governo, ha deciso di promuovere una riforma
organica del settore dell'editoria e, con la Legge Finanziaria,
ha formalmente assunto l'impegno di presentare entro
i prossimi sei mesi un apposito disegno di legge.
Una riforma così ampia come quella che è oggi
necessaria non può, tuttavia, andare a buon fine
se non si crea un consenso profondo, nel mondo dell'informazione,
nella società, nel parlamento, sull'esigenza e
sull'urgenza di un intervento in profondità.
A questo fine, in uno sforzo al quale parteciperanno
tutti i ministeri le cui competenze siano chiamate in
causa, il Governo vuole ascoltare e coinvolgere tutti
gli attori del mondo dell'editoria: dai giornalisti agli
editori, dalle agenzie di stampa agli edicolanti e ai
distributori, dai grandi quotidiani ai giornali di partito,
dalle cooperative di giornalisti ai settimanali locali
e diocesani, dalle radio alle televisioni locali.
Saranno altresì consultati gli ordini professionali
e le autorità indipendenti come l'Antitrust, l'Autorità per
le Telecomunicazioni e il Garante della Privacy e verrà puntualmente
informato il Parlamento attraverso le
competenti commissioni di Camera e Senato.
Tutto questo, per garantire il pluralismo
dell'informazione, assicurando un mercato
libero e aperto ma nel
quale non manchino le tutele per le voci
meno potenti;
per sostenere
il rinnovamento tecnologico e industriale
del mondo dell'editoria trasformando,
così, progressivamente la natura
dell'aiuto pubblico da mero contributo al riequilibrio
dei conti economici delle imprese a vero e proprio strumento
di innovazione e, dunque, di crescita e di creazione
di nuova occupazione; per contribuire al riequilibrio
dei conti dello Stato prevedendo anche per il settore
dell'editoria ad una riduzione della spesa pubblica da
attuarsi concentrando le provvidenze sui soggetti più deboli.
Con l'aiuto di un gruppo di esperti presieduto
dal primo presidente dell'Autorità garante delle telecomunicazioni,
Enzo Cheli abbiamo elaborato un indice ed un questionario
riguardanti tutti i temi sui quali dovrà intervenire
la riforma che sottoponiamo all'attenzione
delle associazioni rappresentative del
mondo dell'editoria
e dei soggetti
interessati e pubblichiamo sul sito internet
del Governo.
Vogliamo che gli operatori del settore, associazioni
ma anche singoli cittadini siano attivamente coinvolti
nella partecipazione a tale progetto, rispondendo al
nostro questionario ed eventualmente arricchendolo con
le loro indicazioni.
Il termine per la risposta da indirizzare
alla casella di posta elettronica scdie@palazzochigi.it è fissato
al 20 gennaio 2007.
Schema
per una disciplina
organica del
settore editoriale
1. L'impresa editoriale e il ruolo
del giornalista
1.Definizione. 2.Tipologia delle
imprese editoriali e giornalistiche. 3.Lo statuto
dell'impresa giornalistica
( rapporti interni tra le diverse componenti ). 4.La
trasparenza delle fonti di finanziamento (art. 21,
5° comma Cost.). 5.L'azienda editoriale e l'innovazione
tecnologica (editoria elettronica e altro), il diritto
d'autore. 6.Gli uffici stampa. 7.La componente professionale
e il contratto collettivo di lavoro 8.Ordine, Albo
e codici deontologici.
2. Il prodotto editoriale
1.Definizione di prodotto
editoriale: il giornale, il periodico, le rassegne
stampa e il libro, l'editoria
elettronica.
2.Stampa nazionale e locale. 3.I giornali
murali. 4.Le agenzie di stampa. 5.La "free press".
3.
Il mercato editoriale
1.Definizione. 2.Mercato
editoriale e mercati connessi. 3.Posizioni dominanti
e disciplina anti trust. 4.Distribuzione
e vendite. 5.La pubblicità (commerciale e istituzionale).
4. Le provvidenze
1.Definizione.
2.Provvidenze dirette. 3.Individuazione dei destinatari.
4.Metodi di calcolo (costi e tirature).
5.Provvidenze indirette. 6.Le agevolazioni tariffarie.
7. Il credito agevolato. 8. Interventi per lo sviluppo
della domanda.
5. Limiti, controlli, responsabilità
A) Sul piano amministrativo1.Poteri
dell'Autorità per
le garanzie nelle comunicazioni e Registro delle imprese
di comunicazione. 2.Poteri dell'Autorità giudiziaria
e registrazione dei giornali e dei periodici.
B) Sul
piano penale1.Reati a mezzo stampa. 2.Responsabilità penale
e civile. 3.Risposte e rettifiche. 4.Tutela del segreto
e della privacy.
6. Distribuzione della materia nel sistema delle fonti
normative
1.Sistema delle
fonti: a) disciplina comunitaria b) disciplina nazionale
c) disciplina regionale d) raccordi
fra fonti comunitarie, nazionali e regionali. 2.Criteri
direttivi per la redazione di un testo unico. 3.Delegificazioni
e regolamenti delegati.
QUESTIONARIO
(in neretto le risposte della Fondazione Piero Calamandrei)
I PARTE
L'IMPRESA,
IL GIORNALISTA E IL PRODOTTO EDITORIALE
L'impresa
editoriale
1) Ritenete che
l'impresa editoriale debba essere tipizzata
con forme giuridiche
determinate e, se sì, quali pensate
che dovrebbero essere queste forme?
1) Si, società di
capitali e cooperative editoriali.
2) Se ritenete necessario
immaginare nuovi prodotti editoriali per far fronte
all'impatto dell'innovazione
tecnologica, considerate opportuno individuare una
specifica tipizzazione delle imprese che forniscono
tale tipologia di prodotto?
2) Come sopra.
Statuto dell'impresa e ruolo del giornalista
3) Ritenete
opportuna l'adozione di uno statuto dell'impresa editoriale?
E se sì, quali pensate possano essere gli strumenti
per garantire il bilanciamento dei poteri all'interno
della medesima impresa?
3) Si. Il bilanciamento
dei poteri è oggi rappresentato
per i giornali, anche elettronici, dall’attuale
art. 6 del ccnl giornalistico. Il problema è la
separazione netta tra proprietà dell’impresa
editoriale e gestione della testata giornalistica.
4) Quale valore e quale ruolo attribuite al contratto
collettivo di lavoro nel garantire le condizioni per
un rapporto equilibrato tra la proprietà e la
componente professionale ?
4) Essenziale. Vedi risposta
precedente.
5) E,ancora, se considerate che
una particolare attenzione vada data alla relazione
tra testata e lettori, pensate che per questo servano
nuovi strumenti? E ,se sì, quali?
5) Si. Il Garante dei lettori
era una buona iniziativa che andrebbe strutturata diversamente,
come “ufficio
reclami” per l’utente.
Va introdotta anche per i media una “certificazione
di qualità” che si basi sul rispetto di
alcuni indicatori: tecniche di produzione dell’informazione;
autonomia e qualificazione dei giornalisti (statistiche
interne sul numero dei giornalisti laureati o specializzati);
formazione continua del personale giornalistico; condizioni
di lavoro nell’azienda; rispetto del diritto di
rettifica; riconoscimento degli errori; rispetto del
dovere di controllo delle fonti; completezza dell’informazione
e spazio alle opinioni minoritarie; distinzione evidente
tra pubblicità e informazione; esistenza di codici
deontologici interni; verifiche periodiche sul loro rispetto.
Esistono studi in proposito: si segnala La “morale” dei
giornalisti di Jean Claude Bertrand, Chiara Di Martino
e Salvatore Sica, Franco Angeli, 2004.
I media di informazione dovrebbero avere un’assicurazione
obbligatoria per la responsabilità per danni.
L’assicurazione obbligatoria dovrebbe essere requisito
essenziale anche per l’accesso alle provvidenze,
come, almeno dopo un breve periodo di definire, l’acquisizione
della “certificazione di qualità”.
Codici deontologici
6) Quali sono
i vantaggi, ovvero, svantaggi che potrebbero prevedersi
adottando un Codice deontologico generale, applicabile
anche all'editoria on-line e fatto proprio dall'Autorità garante
per le comunicazioni, che in mancanza di proposta dell'Ordine
lo adotterebbe motu proprio, e che sarebbe competente
a sanzionarne le violazioni, secondo la disciplina
già prevista per il trattamento dei dati personali?
6) Nessuno svantaggio e molti
vantaggi. La deontologia va sottratta alla cosiddetta
giurisdizione
domestica e affidata a un’autorità terza.
Va ricordato che già una serie di poteri sono
attribuiti al Garante per la protezione dei dati personali
e che essi potrebbero essere meglio disciplinati.
Trasparenza della
proprietà e delle fonti di
finanziamento
7) Ritenete correttamente tutelati i principi
della trasparenza della proprietà e delle fonti
di finanziamento delle imprese editoriali o pensate
che sarebbe necessario immaginare una ridefinizione
delle forme attraverso le quali si dà oggi conto
degli assetti proprietari e dei canali di finanziamento
delle imprese e si esercita il controllo delle Autorità garanti
del settore, eventualmente anche attraverso la revisione
delle varie tipologie di registrazione previste ?
7) E’ necessaria una ridefinizione
delle forme di trasparenza.
Il prodotto editoriale
8) Cosa intendete per prodotto editoriale, ed in particolare,
ritenete sufficiente ed esaustiva la dizione dell'articolo
1, comma 1, della legge n. 62 del 2001 ovvero ritenete
necessaria una puntuale definizione delle fattispecie
quali il giornale, il periodico, il libro, l'editoria
elettronica, le rassegne stampa, ecc., ai fini di una
più chiara individuazione della loro natura
giuridica ed economica, anche in considerazione di
quanto già definito in materia di diritto d'autore,
sia in ambito nazionale che comunitario?
8) L’attuale definizione
del prodotto editoriale è sufficiente.
L’eccesso di definizione potrebbe essere limitativo
e comunque non esaustivo. Ogni tentativo di estendere
gli obblighi della legge sulla stampa (registrazione,
direttore responsabile, sanzioni per “stampa
clandestina”) va respinto con forza. Vanno ridotti
i vincoli, non aumentati ed estesi.
9) Ritenete
che occorra individuare, fermo restando il possesso
del carattere propriamente informativo, un nuovo
prodotto editoriale generato dall'impatto dell'innovazione
tecnologica nel settore o le fattispecie attualmente
delimitate sono sufficientemente aperte e capaci,
pertanto, di inglobare anche le caratteristiche proprie
delle nuove tecnologie?
9) Come sopra.
II PARTE
IL
MERCATO EDITORIALE
Premessa
Le più recenti discipline
legislative sono intervenute sulla definizione del
mercato televisivo
(legge n. 249 del 1997) o del più ampio sistema
integrato delle comunicazioni (legge n. 112 del 2004),
ma non del mercato tipicamente editoriale e del connesso
mercato pubblicitario se non sotto il profilo del prodotto
editoriale di cui alla legge n. 62 del 2001. Restano,
invece, del tutto fermi alla disciplina degli anni
Ottanta gli attuali limiti antitrust di settore calcolati
solo sulla tiratura e solo in relazione alla stampa
quotidiana. Questo quadro tradizionale del settore
editoriale si è, più di recente, venuto
evolvendo verso nuovi segmenti, che ne stanno continuamente
mutando il profilo: pensiamo all'editoria elettronica,
alla free press e ai prodotti collaterali. Pertanto,
in considerazione della complessità del tema,
si sottopongono i seguenti quesiti:
Il mercato editoriale
e pubblicitario
1) Quali dovrebbero essere
i confini del mercato editoriale rispetto agli altri
media, tenendo conto dell'evoluzione tecnologica e
di un certo grado di convergenza fra i diversi media?
Vi sono distinzioni da operare rispetto al mercato
di editoria elettronica?
1) Il processo di convergenza
dovrebbe portare ad eliminare gli steccati regolamentari
fra i diversi mezzi, consentendo
una forte integrazione fra gli stessi ed eliminando protezionismi
che costituiscono al tempo stesso barriere all’accesso
e ostacoli alla crescita e alla concorrenza. L’espansione
dei principali quotidiani mondiali verso le versioni
on-line mostra come sia poco realistica la distinzione
fra editoria tradizionale e quella digitale.
2)
Sussistono le condizioni per considerare come autonomo
mercato i c.d. prodotti collaterali ai quotidiani
(es. libri, dvd, cd musicali)?
2) Si, sono un prodotto editoriale diverso dai quotidiani
e dai periodici. Hanno un loro mercato ben individuabile
e separato ed hanno autonomia economica.
3)
Sarebbe opportuno introdurre nuove regole per la
pubblicità sull'editoria? In particolare,
per l'editoria elettronica sarebbero opportune regole
di tipo qualitativo (es. limiti dimensionali dei
banner o dei pop-up rispetto allo schermo, divieto
di tecniche subliminali) o quantitativo (es. limiti
al numero di pop-up rispetto al tempo di connessione
con il sito)?
3) Si, sia in senso qualitativo che quantitativo.
Posizioni dominanti e limiti antitrust
4)
Il parametro della tiratura può considerarsi
ancora oggi soddisfacente o sarebbero preferibili altri
parametri (es. vendite, fatturato complessivo) anche
tenendo conto della presenza dell'impresa in più segmenti
del mercato editoriale?
4) La tiratura è un indice obsoleto e fasullo.
Meglio la vendita, il fatturato complessivo o un indice
composito tra vendita e fatturato, tenendo conto della
presenza dell’impresa in più segmenti del
mercato editoriale.
5) I limiti antitrust dovrebbero
essere fissati esclusivamente in relazione alla periodicità dei
mezzi o potrebbero essere differenziati in relazione
ai contenuti, includendo la stampa di informazione,
la stampa sportiva, la stampa economica nonché la
free press?
5) Nell’ottica della convergenza creare dei mini-mercati
in relazione ai contenuti serve solo a impedire specializzazioni
economicamente efficienti. Di fronte a bassi costi di
ingresso sul mercato sarà questo a premiare i
prodotti innovativi, qualora quelli affermati non soddisfino
più le esigenze del pubblico.
La rete di vendita
6) Quali sono i vantaggi e gli
svantaggi della liberalizzazione delle diverse reti
di vendita (abbonamenti, edicole,
strillonaggio, punti alternativi), e quali miglioramenti
sono possibili?
6) Solo vantaggi e nessuno svantaggio.
Il settore delle reti di vendita, attualmente ancora
troppo limitate,
va completamente liberalizzato.
III PARTE
LE PROVVIDENZE
Premessa
L'attuale sistema delle provvidenze, per il sovrapporsi
di differenti normative introdotte in risposta ad esigenze
specifiche e contingenti, si presta a distorsioni che
ne compromettono l'efficacia rispetto all'obiettivo
primario di difesa del pluralismo. Esso, inoltre, mal
si presta a sostenere tanto l'innovazione tecnologica
delle imprese quanto l'avvio di nuove iniziative e
l'ingresso di nuovi operatori sul mercato. L'attuale
sistema delle provvidenze non consente, infine, un'adeguata
valutazione né dell'impegno finanziario dell'amministrazione
pubblica né, come conseguenza, dei tempi e delle
modalità di erogazione delle provvidenze stesse.
Per tutte queste ragioni, non
appare più rinviabile,
all'interno di una più generale riforma del
settore dell'editoria, un riflesisone e un intervento
sull'attuale assetto del sistema della provvidenze.
Questionario
1) A vostro parere, avendo riguardo agli obiettivi
ultimi della normativa, quali sono i punti di forza
e di debolezza dell'attuale sistema delle provvidenze
all'editoria?
1) L’attuale sistema di provvidenze non presenta
punti di forza. E’ poco flessibile rispetto alle
reali esigenze del mondo editoriale; non tiene conto – o
ne tiene conto scarsamente – della qualità del
prodotto e della differenziazione sia dei prodotti
che dei modi di produzione; non agevola il pluralismo.
2) A vostro parere, l'attuale normativa
riesce a conciliare adeguatamente l'ingresso di nuovi
soggetti sul mercato e la trasformazione delle imprese
esistenti in seguito alla dinamica tecnologica e di
mercato?
2) No. Vedi risposta precedente.
Il troppo largo ricorso alla pubblicità anche da parte dell’informazione
telematica, nonostante l’ampio ricorso a sinergie
con la carta stampata, dimostra l’inefficacia dell’attuale
sistema.
3) Ritenete possibile, anche in
considerazione della indispensabile azione di contenimento
della spesa pubblica, contemperare la tutela del prodotto
editoriale di base con la promozione dell'innovazione
tecnologica?
3) Si. L’innovazione tecnologica
va supportata direttamente, mentre vanno abolite le attuali
provvidenze.
4) Per ciò che attiene,
in particolare, al possibile sostegno all'innovazione,
ritenete utile prevedere strumenti dedicati in modo
specifico al settore editoriale o considerate, invece,
più opportuno estendere all'editoria gli strumenti
già oggi a disposizione degli altri settori
industriali?
4) Si. E’ certamente auspicabile
la previsione di strumenti dedicati in modo specifico
al mondo editoriale.
5) Quali forme di sostegno pubblico
(tariffarie e non) considerate più utili per
l'editoria telematica e multimediale, tenuto conto
della centralità di questo segmento per lo sviluppo
della società dell'informazione?
6) Quali forme di agevolazioni potrebbero rivelarsi più efficaci
per favorire lo "start up" di un'impresa editoriale?
Quale potrebbe essere un arco temporale di applicazione
sufficiente per valutare l'efficacia di tale tipologia
di intervento?
7) A vostro parere, l'imposizione di specifici legami
tra tipologie di spesa e volumi di produzione e ammontare
delle provvidenze, anche alla luce delle innovazioni
tecnologiche, appare condivisibile oppure limita e
distorce le scelte delle imprese?
5) 6) 7) Le agevolazioni
tariffarie sono sicuramente utili. Si può pensare
a specifiche provvidenze che abbiano ad oggetto l’assistenza
tecnologica. Lo start up può essere favorito,
oltre che da agevolazioni tariffarie, da agevolazioni
fiscali e da agevolazioni
previdenziali sul costo del lavoro. Il tempo massimo
di durata delle agevolazioni non dovrebbe superare i
due anni.
E’ condivisibile un legame tra tipologie di spesa
e ammontare delle provvidenze. E’ da respingere
un legame con il volume di produzione, che favorirebbe
le grandi imprese editoriali le quali sono le meno bisognose
di provvidenze. E’ auspicabile un sistema di controllo
a preventivo e a consuntivo rigoroso delle tipologie
di spesa sovvenzionate, sull’esempio di quanto
avviene per i fondi della UE.
E’ auspicabile un sistema che privilegi la qualità dei
progetti di spesa e favorisca le imprese innovative,
anche tenendo conto dell’età dei soggetti
imprenditori.
E’ anche auspicabile che le provvidenze siano collegate
a un sistema di controllo sull’utilizzo dei lavoratori,
nel senso di non sovvenzionare imprese che utilizzano
con disinvoltura forme di lavoro “abusivo” (esempio:
presunti stages o presunte borse di studio che mascherano
rapporti di lavoro subordinato a bassissimo costo e senza
previdenza), e alla sussistenza dei requisiti messi in
evidenza alla risposta sub 5 della I parte (assicurazione
per la responsabilità per danni e certificazione
di qualità).
8) Nella realtà, ormai prossima,
di servizi postali liberalizzati su scala europea quali
opportunità vedete per le imprese editoriali?
A vostro giudizio, l'instaurarsi di una concorrenza
tra i gestori dei servizi postali potrebbe ridurre
l'ampiezza del sostegno pubblico alla spedizione dei
prodotti editoriali, eventualmente trasformandolo in
un sostegno selettivo per i comparti di prodotti editoriali
più deboli? In ogni caso, considerate che il
passaggio ad un sistema di sconti in misura fissa,
invece che percentuale, per la spedizione di prodotti
editoriali potrebbe contribuire ad attivare dinamiche
di razionalizzazione dei costi di gestione da parte
delle imprese?
8) Le opportunità si possono ritenere consistenti.
Il “prodotto editoriale più debole” va
individuato con criteri oggettivi e non discrezionali.
Lo sconto in misura fissa e non in percentuale è preferibile.
9) A vostro parere, sarebbe opportuno
un intervento mirato a sviluppare il pluralismo informativo
tramite il rafforzamento della domanda di prodotti
editoriali? Quale ordine di priorità dovrebbero
eventualmente avere gli interventi sulla domanda? Quali
sarebbero, eventualmente, le direttrici da privilegiare
in questo ambito?
9) In teoria si. In pratica gli
interventi si presentano come molto problematici. E’ difficile pensare a
strumenti diversi dalle campagne pubblicitarie necessariamente
generiche o da abbonamenti agevolati. Un canale che potrebbe
essere sviluppato è quello scolastico/studentesco,
dove la domanda potrebbe essere rafforzata da sensibili
agevolazioni del prezzo del prodotto editoriale, giornalistico
e librario, e da specifici punti di vendita nelle scuole,
anche non stabili (es. strillonaggio dei giornali).
Fondazione Centro
di iniziativa giuridica Piero Calamandrei
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